V° Workshop

MODELLI DI WELFARE TERRITORIALE

welfare territoriale

Mercoledì 29 settembre si è tenuto un nuovo, importante webinar ricco di partecipanti. Dopo una breve introduzione del dott. Marino Di Nardo, vice-coordinatore del progetto ReFlex, è intervenuta la dott.ssa Daniela Oliva, Presidente dell’Istituto per la Ricerca sociale, che ha aperto il confronto sul tema dell’incontro: i modelli di welfare territoriale: un tema molto rilevante, definito un “meta-obiettivo” del progetto. Con ReFlex, infatti, si vuole facilitare l’uscita delle buone pratiche dai confini delle aziende in cui sono già adottate. L’obiettivo è duplice: da un lato, avviare la condivisione delle pratiche con altre imprese che potrebbero non essere in grado di sostenerle da sole; dall’altro dare un impulso alla propagazione dei loro effetti sull’intero territorio di riferimento, coinvolgendo anche istituzioni, enti locali, associazioni datoriali e sindacali, terzo settore, semplici cittadini etc.

Sono stati tre i modelli di welfare territoriale analizzati e illustrati da altrettanti relatori durante il webinar.

Il primo è stato quello presentato da Lucia Riboldi, Presidente di GIUNCA: una delle prime esperienze di rete di imprese italiane nata a scopo mutualistico.

Creata nel 2012 nel varesino, GIUNCA (https://www.giunca.net/) si è data l’obiettivo di offrire servizi di welfare aziendale a 1700 lavoratori (e alle loro famiglie) impiegati in aziende diverse per dimensioni e settore merceologico. Da sempre fondata sull’idea di mettere a fattor comune buone prassi già adottate e stimolare la creazione di nuove formule, dopo quasi dieci anni, oggi GIUNCA riunisce 13 imprese che “coprono” oltre 2000 famiglie.

Quattro le aree principali di intervento: conciliazione vita-lavoro, risparmio, salute e benessere, e formazione. Se le prime partnership con gli enti locali hanno avuto un perimetro circoscritto (campi estivi per ragazzi), con l’adesione alla rete territoriale di conciliazione la progettualità si è fatta sempre più ampia e strutturata. Ne sono nati progetti di grande impatto come il WHP (Workplace Health Promotion) o quelli finalizzati all’inserimento lavorativo dei figli dei lavoratori delle imprese coinvolte: eccellenze che hanno reso GIUNCA non solo una rete territoriale efficiente ma un vero e proprio laboratorio di idee.

È stato poi il turno di Marco Palazzo, Direttore dell’ente Bilaterale Veneto-Friuli Venezia-Giulia che ha esordito mostrando un’interessantissimo video dedicato a Welfarenet (https://welfarenet.it/) : l’iniziativa è nata nel 2014 dall’incontro tra la società di consulenza Innova e l’Ente bilaterale Veneto-Friuli Venezia Giulia (l’Ente del Commercio e del Turismo del Veneto e del Friuli Venezia Giulia costituito al 50% da Confesercenti e al 50% dalle Confederazioni del Commercio e Turismo di CGIL, CISL e UIL) a cui si sono quasi subito aggiunti nuovi partner.

Tre i pilastri di intervento di Welfarenet. Primo: l’introduzione di strumenti di welfare aziendale anche nelle piccole imprese; secondo: il welfare contrattuale; terzo: la valorizzazione del territorio come fonte di erogazione di beni e servizi di Welfare (oltre 7000 servizi forniti da imprese locali). Tre aree che normalmente viaggiano su binari paralleli e che con Welfarenet si sono incontrati con effetti virtuosi: un mix di pubblico e privato indubbiamente pioniere nel nostro Paese.

Quindi è stato il momento di Arianna Plebani del Consorzio Consolida che ha presentato Valoriamo (https://www.valoriamo.org/). Nato nel 2019 su iniziativa di alcune Cooperative Sociali della provincia di Lecco, e finanziato della Fondazione Cariplo, Valoriamo ha l’obiettivo di creare Welfare a Km0 (valorizzazione del territorio), di generare inclusività (rivolto non solo ai lavoratori, quindi, ma anche a chi un lavoro non ce l’ha) e, soprattutto, di avere un coinvolgimento degli enti pubblici. Un modello nuovo che ha introdotto metodi e figure professionali innovative come il corporate manager (l’interfaccia con il mondo aziendale che ne conosca le dinamiche), il welfare community manager (più vicino ai servizi del territorio, al pubblico che deve usufruirne) e un diversity manager. In poco tempo Valoriamo è diventato un esempio virtuoso di dialogo tra mondo economico e mondo sociale.

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